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Brasato al barolo e la tradizione piemontese

Brasà al bareul, così si chiama in dialetto piemontese il brasato al barolo. Un piatto unico realizzato con un taglio di carne che si scioglie in bocca.

Il nome del piatto ha origini proprio dal termine dialettale brasa, che significa brace e si riferisce allo speciale metodo di cottura utilizzato in origine.

Un sapore inconfondibile, che una volta assaggiato è impossibile dimenticare. Il suo segreto risiede nella selezione di elementi di prima scelta e ottima qualità.

Siete pronti a scoprire insieme a noi di D&D Carni di Razza Piemontese tutte le informazioni utili sul brasato al barolo, così da poterlo proporre ai clienti della vostra attività commerciale o replicarlo comodamente a casa? Iniziamo!

 

Le origini del brasato al barolo

Come abbiamo anticipato, il brasato al barolo è un piatto tipico della tradizione piemontese. In questo caso è quasi impossibile non citare il detto: terra in cui vai, usanza che trovi! 

Viene, infatti, dalle Langhe il Barolo, il famosissimo vino rosso prodotto con uve di Nebbiolo con il quale è possibile preparare un favoloso piatto la cui particolarità è la tenerezza della carne, che viene sigillata – e questo è il segreto per una perfetta riuscita – in modo che i suoi succhi rimangano all’interno prima di essere cotta a lungo in una marinatura fatta di un eccellente vino e di verdure come sedano, carote e cipolle.

Le origini della ricetta si attestano dopo la metà dell’ottocento. È in questo periodo che si iniziò a coltivare il Barolo, un vino dal bouquet complesso e avvolgente.
Un curioso aneddoto unisce le origini dell’Italia con la seconda guerra di indipendenza italiana e il declino del sistema delle ingerenze politiche dell’Austria.
Si racconta infatti che il conte Camillo Benso di Cavour dopo aver respinto l’ultimatum dell’Austria (29 aprile 1859) abbia detto ai suoi collaboratori: “Oggi abbiamo fatto la storia e possiamo andare a mangiare il brasato”.

Il vero brasato piemontese richiedeva in passato 4 giorni di preparazione. Il primo giorno era dedicato alla macerazione nel vino, attività dalla durata di 48 ore.

Le verdure e gli aromi venivano aggiunti al secondo giorno. Nel corso dell'ultimo giorno, il quarto, si eseguiva la cottura sul fuoco a legna. La temperatura era bassa da richiedere almeno 24 ore complessive di cottura.
Per via di questa cottura sul fuoco, il brasato veniva anche chiamato stufato, perché la carne veniva cotta sulla stufa a legna.
In passato la preparazione avveniva in casseruole, che potevano essere messe direttamente sulle braci e pertanto chiamati brasieri.

Sin dalle primordiali preparazioni, la carne selezionata era carne bovina, cotta molto lentamente nel vino omonimo per farla insaporire con tutti i suoi aromi e trasformarla così in una vera prelibatezza. La lunga cottura permette al collagene della carne di ammorbidirsi e di diventare incredibilmente tenera.

La ricetta originaria prevede l’uso di carne bovina esclusivamente della razza fassona, una delle più importanti e proficue razze bovine da carne.

 

Le diverse cotture per la preparazione del brasato

Anche se il nome “brasato” farebbe supporre ad una cottura lenta, il brasato prevede due cotture diverse. La prima cottura è di rosolatura o concentrazione.

Essa avviene a temperature elevate (160°-180°C). Questa tipo di cottura serve per caramellizzare proteine e amidi e creare una crosta croccante. In un secondo tempo, la carne viene coperta di vino e fatta sobbollire a fuoco lento (100°C). Il fine di questa cottura è cuocere l’interno della carne in modo graduale, ammorbidire la crosta e dare gusto al fondo di cottura.

 

Le istruzioni per la realizzazione di un brasato al barolo perfetto

Noi di D&D Carni di Razza Piemontese concludiamo il nostro approfondimento di oggi sottoponendo alla vostra attenzione una ricetta inimitabile, guidandovi passo dopo passo per la sua realizzazione.

Marinatura della carne

  • Sbucciate l’aglio, togliete l’anima. Tagliate 2 spicchi in quattro parti. Con un coltello incidete la superficie della carne e inserite l’aglio nelle aperture.  Lavate carote e sedano e tagliateli a fette. Trasferite la carne in una terrina e copritela con gli odori, aromi, lo spicchio d’agli tritato, le verdure e irrorate la carne con il barolo. Coprite con della pellicola trasparente e lasciate marinare in frigo per 24 ore.

Il giorno dopo

  • Trascorse le 24 ore prendete della carta assorbente. Togliete la carne dalla marinatura e tamponatela con della carta assorbente. Tenete la marinatura da parte. Avvolgete la carne con dello spago da cucina – tre giri sul lato lungo e 3 sul lato corto. Cospargete la carne con un filo d’olio, strofinate la carne con del sale, spolverate di pepe e trasferite la carne in una padella calda. Sigillate ogni lato, unite le verdure e la marinatura e fate andare a fuoco lento per almeno 3 ore girando il pezzo di carne di tanto in tanto. Quando la carne è tenera, trasferitela su di un piano di lavoro, eliminate lo spago e tenete la carne da parte al caldo.
  • Versate la marinatura in un pentolino, eliminate l’alloro e la cannella e frullate con un frullatore ad immersione. Rimettete sul fuoco e fatela addensare aggiungendo della fecola, sciolta in poca acqua fredda. Portate a bollore. Regolate di sale. Tagliate la carne a fette di 1 cm di spessore e disponetele su di un piatto di portate. Coprite con la salsa e servite accompagnando la carne a del purè di patate e della polenta.

Per scoprire tutti i tagli di carne di vitello a disposizione di D&D Carni di razza piemontese per realizzare piatti deliziosi nella tua attività, contattaci cliccando qui.


2021-10-Davide-Taricco-Stinco-di-Vitello-Ristorante

Stinco di vitello: alcune deliziose ricette da servire al ristorante

Ricavato dalla coscia del vitello, lo stinco di vitello viene anche chiamato Geretto e si caratterizza per la sua consistenza tenera e morbida, perfetta per la preparazione di arrosti e ossibuchi.

Carne di terza categoria, lo stinco di vitello è composto da una parte di osso e una di carne e si distingue in:

  • Anteriore, taglio più piccolo e ricco di nervetti, utile alla preparazione di bolliti e stufati;
  • Posteriore, considerato un taglio pregiato, si adatta alle lunghe cotture e si caratterizza per la presenza di midollo, che si scoglie e diventa cremoso e succulento.

Da quest’ultimo dettaglio avrete intuito qual è il piatto re, tipico della tradizione lombarda ma diffuso su tutto il territorio nazionale , preparato proprio con uno stinco di vitello Made in Italy: ovviamente l’ossobuco alla milanese.
Vediamo insieme agli esperti e amanti della carne di qualità D&D Food, quali sono le ricette con il geretto più gustose, da proporre nel tuo ristorante.

 

 Ossobuco alla milanese

Piatto tipicamente invernale e molto gustoso, l’ossobuco alla milanese si distingue per l’aggiunta della gremolada, un trito di prezzemolo, aglio e scorza di limone grattugiata che rinfresca il palato, esaltando il sapore della carne di vitello.

La preparazione tradizionale prevede una cottura lenta nel brodo, preparato in precedenza con carne e ortaggi freschi. Dopo aver cucinato il brodo, mettetelo da parte e fate soffriggere la cipolla in due o tre cucchiai di olio extravergine di oliva, sfumando con un bicchiere di vino bianco. “Scolate” così la cipolla e mettetela da parte; incidete quindi i tagli di carne ai lati, affinché non si arriccino in cottura e metteteli in una pirofila con farina, pepe e un pizzico di sale.

Eliminate la farina in eccesso e riponete gli ossibuchi in una pirofila con olio e burro e lasciateli rosolare per 4 o 5 minuti per lato. Aggiungete il brodo fino a coprire la carne e le cipolle dorate in precedenza.

Dopo 35- 40 minuti il vostro ossobuco sarà pronto per essere condito con la gremolada, famoso trito di prezzemolo, aglio e scorza di limone.

Come da tradizione consigliamo di servire un piatto unico in abbinamento con il risotto alla milanese o con la polenta, per avere un risultato ancora più gustoso e senza precedenti.

 

Stinco di vitello al forno

L’arrosto è un must della stagione invernale e un altro piatto che può essere tranquillamente realizzato con lo stinco di vitello. La sua preparazione è molto semplice e si rifà ai seguenti passaggi:

  • Preriscaldare il forno a 200°;
  • Mettere lo stinco all’interno di una pirofila con olio, burro, aromi, senza dimenticare un pizzico di sale e pepe;
  • Dopo aver rosolato l’arrosto, bagnarlo prima con il vino bianco e in seguito con il brodo per proseguire con una cottura lenta di circa due o tre ore.

Ed ecco quindi che lo stinco di vitello da “carne di terza categoria”, si assicura la prima posizione sul podio, con queste semplici e gustose ricette da portare a tavola nei mesi più freddi. Per scoprire tutti i tagli di carne di vitello a disposizione di D&D Carni di razza piemontese per realizzare piatti deliziosi nella tua attività, contattaci cliccando qui.


Il piacere di gustare il bollito in autunno con carne di qualità

Con l’arrivo dei primi freddi, le tavole vengono imbandite di piatti caldi che offrano conforto e tepore a chi li assaggia. Il brodo, ad esempio, nella tradizione contadina francese era l’elemento di base per la preparazione di zuppe o carni stufate e veniva preparato utilizzando carni di tagli minori e verdure avanzate dal raccolto.

Il bollito però non guarda alla preparazione di un brodo saporito ma, al contrario, si concentra sul sapore della carne, che deve mantenere sapidità e consistenza durante la cottura. La variante più conosciuta è di origine piemontese e viene servita in tutte le regioni del Nord Italia, accompagnata da diverse salse e bagnetti.

Vediamo con gli esperti di D&D Carni di Razza Piemontese, quali sono i diversi tipi di preparazione, la differenza tra un bollito di manzo e uno misto e come scegliere i tagli di carne più adatti alla preparazione del bollito.

 

Bollito o lesso?

Prima di parlare delle migliori carni per la preparazione del bollito vorremmo chiarire eventuali dubbi.
È importante sapere che bollito e lesso non sono la stessa cosa, vediamo perché:

  • Il lesso si prepara immergendo carne e verdure in acqua fredda e ha lo scopo di privare i tagli della carne dei sali minerali e dei sapori per ricavare un brodo saporito, adatto alla preparazione di primi di carne, come ravioli o tortellini;
  • Il bollito prevede che la carne venga immersa solo a ebollizione, in modo che il calore causi una coagulazione delle albumine e trattenga tutti i succhi e i liquidi.

 

Bollito piemontese o bollito misto

7 tagli e 7 salse: questo è il mantra da ripetere per preparare un bollito alla Piemontese.
Amatissimo nel periodo natalizio, prevede l’utilizzo di 7 tagli di carne diversi: noce, tenerone o reale, punta di petto, culatta, fiocco di punta, cappello del prete, scaramella e l’aggiunta di 7 ammennicoli lingua, testina, coda, zampino, gallina, cotechino e lonza.

Il tutto deve essere cotto insieme possibilmente in una pentola di acciaio e coprendo tutta la carne con abbondante acqua, in proporzione circa 3l/kg di carne.

 

Quali tagli di carne scegliere

Da preferire per la preparazione del bollito sono i quarti anteriori del manzo:

  • Muscolo o gamba, adatto a una cottura lenta;
  • Spalla o polpa di spalla, parte abbastanza magra e morbida del manzo;
  • Biancostato, ricavato dalla pancia, grasso e saporito;
  • Punta di petto, dura e stopposa;
  • Scamone, taglio di prima scelta;
  • Guancia, una delle parti più saporite del bovino.

Scegliere una carne di qualità consente di creare un piatto succulento e sfizioso e di conferire al bollito la giusta consistenza, a metà tra il morbido e il croccante.

Affidati a un fornitore di fiducia. D&D Food ha un’esperienza pluriennale nella selezione di carne di qualità e si occupa di tutte le fasi di lavorazione delle materie prime. Richiedi maggiori informazioni sulla carne da bollito, cliccando qui.


2021-10-Davide-Taricco-Controllo-Animali-Tagli-Qualita

Il benessere animale e dell’ambiente per la produzione di carne di qualità

Nell’ultimo periodo, grazie agli studi, allo sviluppo di nuove tecnologie e alle nuove tendenze legate al settore alimentare, abbiamo assistito ad un cambiamento radicale all'interno della filiera produttiva della carne.

Se un tempo, le informazioni rispetto alla modalità di allevamento degli animali non erano un criterio applicato dal consumatore per la scelta del prodotto finale, oggi siamo sempre più inclini a rivolgerci a un’economia più sostenibile, che pone maggiore attenzione al benessere degli animali.

Vediamo insieme ai produttori D&D Food quali sono le tipologie di allevamento presenti in Italia e quali sono i vantaggi derivati da una scelta etica a sostegno del benessere degli animali.

 

Tipologie di allevamento presenti in Italia

La legge italiana consente di praticare differenti modalità di allevamento:

  • Intensivo, basato su ritmi di produzione pianificati e strutturati che puntano al massimo profitto economico, a discapito della salute e del benessere dell’animale;
  • Estensivo, altrimenti detto allo stato brado o semi brado e diffuso prettamente nelle zone montane. Gli allevamenti estensivi sfruttano ampi terreni per il pascolo dei bovini e consentono una maggiore libertà di movimento agli animali, in linea con i loro comportamenti e abitudini;
  • Biologico, teso a migliorare l’impatto ambientale e il benessere animale riducendo stress e malessere del bovino e rispettando standard elevati.

 

I vantaggi di una produzione etica di carne

Le ultime due pratiche di allevamento menzionate sono naturalmente le più sostenibili e rispettose. Spazio sufficiente, luce, alimentazione adeguata sono i requisiti minimi per praticare un allevamento responsabile ed etico.

In un allevamento intensivo, al contrario, l’animale è costantemente sottoposto a stress e dolore fisico; questo trattamento indegno non mina solo alla salute e al benessere degli animali ma porta a una produzione di scarsa qualità.

È stato appurato infatti che gli animali sottoposti ad un alto quantitativo di stress subiscono un alteramento dei valori e presentano:

  • Minor livello di glicogeno nei muscoli; questo fattore non garantisce una buona frollatura e renderà la carne più dura e meno tenera;
  • Maggiori concentrazioni plasmatiche di cortisolo e lattato che determinano una cottura con ingente perdita di liquidi.

Come un impiegato è più produttivo in condizioni di lavoro ottimali, un bovino produce carne di migliore qualità se trattato con cura e rispetto.

Noi di D&D Food acquistiamo bovini provenienti da piccole e medie aziende agricole selezionate, collocate in Piemonte, verificando personalmente i percorsi di nutrizione e benessere degli animali.

Alla base dell'alimentazione dei bovini proposti ai nostri clienti ci sono mais, orzo, soia e fieno, con integrazione di sali e minerali e vitamine.

La giusta attenzione ci consente di servire ristorazioni di alta gamma, macellerie, grossisti, superette e supermercati indipendenti con proposte di qualità.

Affidandoti a un allevatore etico potrai incentivare una produzione sostenibile. Scegli D&D Food per avere una garanzia di qualità e una reale certezza della modalità di allevamento dei bovini. Richiedi maggiori informazioni sulla nostra etica produttiva, cliccando qui.